Stamani me ne sono ricordata. Ma solo perché l’ho sentito in tutta la sua potenza, non perché l’ho visto. Di quando è successo non mi ricordo più, gli occhi della mente non mi aiutano.
Ho sentito lo strappo di quando una è cullata e poi non lo è più. E non lo è più perché funziona così. Le braccia smettono di cullare e si è mandate al mondo come meglio si può.
E io sono al mondo e ho imparato a starci ma ricordo le braccia e, anche se non so di farlo, le cerco sempre.
Trovo surrogati. Talmente buoni che mi consentono di andare avanti ma non di sospendere la ricerca di quelle che possano curare la ferita. La ricerca a volte è frenetica e insensata. Sei tu? Sei tu?
E se non so cercare? No, lo so fare per forza. Mi fido. E vado avanti con le mie ferite aperte, visibili e faticose, sempre uguali.
Mi viene in mente che la ricerca è continua e io invece penso sempre a un traguardo, a una fine, a una linea. Il coraggio sta nel continuare.

Ricordati del punto. E del percorso. Un abbraccio
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Ricordati di guardare il percorso. Un abbraccio fortissimo.
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