Tempo fermo. Un fotogramma terribile mi cattura in una smorfia deformante. Io so che sono meglio di così ma lo scatto ha congelato la distorsione del viso e la lascia lì, pendere, perché la vedano tutti.
Esiste un prima e di certo ci sarà un dopo del fotogramma. Ma l’immagine catturata che, per adesso, è l’unica che vedo fa una smorfia orribile, rabbiosa, che non mi pare modificabile.
La guardo attonita. Il presente mi sembra tutto quello di cui posso disporre. Mi sembra che definisca anche il passato è il futuro.
Resisto e scalcio all’avere fiducia. L’ho rotta e non riesco a rammendarla, non riesco a riempire le crepe. Eppure, da qualche parte, so che le possiamo riempire in un modo che mi convince, a cui credo e non solo in cui spero.
Mi esercito ogni giorno a guardare le crepe.
